
Lo stop di Pechino a misure più drastiche è stato spiegato così dall'ambasciatore al Palazzo di Vetro Wang Guangya: "Le sanzioni - ha sostenuto - non aiutano la situazione laggiù", ma ha precisato che la Cina "confina con il Myanmar e quindi più di ogni altro è interessata alla stabilità e alla riconcilizione del Paese". Il diplomatico ha però spiegato che "anche se la situazione è problematica, riteniamo che non costituisca una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale" e che non si debba perciò ricorrere a misure contro la giunta militare.
Nella notte raid nei monasteri.
Nella notte e poco prima dell'alba duecento religiosi sono stati arrestati in una serie di raid nei monasteri di Rangoon. Le truppe hanno setacciato anche monasteri nella parte nordorientale della Birmania - che il regime ha ribattezzato Myanmar - dove ci sono state altre grandi manifestazioni di protesta contro la giunta militare. Secondo alcuni testimoni 500 monaci sono stati arrestati al monastero di Mogaung nel distretto di Yankin e altri 150 al monastero di Ngwe Kyaryan, nella circoscrizione di South Okkalapa. "Solo tre monaci malati sono stati lasciati indietro" ha riferito alla Reuters un testimone.
In mattinata nuovi cortei, nonostante gli arresti notturni, anche dal nord del paese si hanno notizie di manifestazioni
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